Image
Image

Ventisette

Dal carcere all'altare attraverso la vigna

Persone detenute della Casa di reclusione di Alba producono il vino per le celebrazioni eucaristiche. Vino,  la cui etichetta si ispira all’articolo 27 della Costituzione e porta, appunto, il nome “VENTISETTE”.
Il vino prodotto viene donato a sacerdoti italiani e stranieri, che operano in contesti di marginalità sociale.

PREMESSA

Il progetto “Ventisette” - dal carcere all’altare attraverso la vigna - si ispira all’articolo 27 della Costituzione, articolo che prevede che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…”.
Il progetto nasce a fianco e in sinergia con il progetto “Il senso del Pane”, nato nella Casa di Reclusione Milano-Opera, dove dal 2015 le persone detenute producono le ostie da donare alle chiese italiane e straniere. Il progetto, benedetto da Papa Francesco, che ha consacrato personalmente le ostie prodotte in carcere, è “gemmato” in Italia e nel mondo dando vita, ad oggi, a 16 laboratori in contesti di estrema fragilità: sono sempre gli “ultimi” a produrre quello che diventerà, per chi crede, il Corpo di Cristo. 

Qui il link che illustra l’iniziativa: https://casaspiritoarti.it/it/progetti/i-laboratori-di-produzione-di-ostie-nel-mondo. Un’iniziativa che vuole essere segno anche per i non credenti, metafora di rinascita e trasformazione dell’essere umano, di recupero della dignità personale attraverso il lavoro e la presa di coscienza del male commesso. Anche in questo caso, centrale è l’attenzione per l’articolo 27 della Costituzione, che nel progetto “VENTISETTE”, che qui presentiamo, diviene il vero e proprio titolo. 

In questo nuovo progetto, le persone detenute della Casa di reclusione di Alba producono il vino (la cui etichetta avrà appunto il nome “VENTISETTE”) per le celebrazioni eucaristiche, vino da donare ai sacerdoti più sensibili italiani e stranieri, sacerdoti che operano in contesti di marginalità sociale, nelle “periferie esistenziali”, per testimoniare quanto sia importante per ogni essere umano, nonostante i suoi errori, la possibilità di rialzarsi e di essere accompagnato in un recupero esistenziale.

Un dono reciproco.

I sacerdoti coinvolti, infatti,  prendendo spunto dal vino che verrà loro donato e da loro consacrato, si impegneranno a parlare di questo progetto ai fedeli. E a testimoniare la reale presenza del Sangue di Cristo nel vino consacrato.

IL CONTESTO

A Castelletto, località che dà nome ad un rinomato Cru della DOCG Barolo nel comune di Monforte d’Alba, ha sede dal 2013 la Cantina Castello di Perno, un’azienda dall’impronta classica e insieme dalla visione contemporanea, che trova nell’eleganza l’apice espressivo dei suoi vini. 

Image

La vigna luogo di lavoro e dignità

Il Castello di Perno, invece, domina l’omonimo borgo, dal 1932 frazione di Monforte d’Alba e divenne famoso alla fine degli anni settanta del secolo scorso quando fu acquistato dalla casa editrice Giulio Einaudi che ne fece la propria sede secondaria, gemella di quella di Via Biancamano a Torino, e residenza di lavoro per i propri scrittori (tra i quali Primo Levi, cui è stata recentemente dedicata la piazzetta sotto le mura a Perno).
Dal 2012 il Castello è proprietà del Prof. Gregorio Gitti, ordinario di diritto civile dell’Università di Milano e avvocato, sempre nel capoluogo lombardo. Il progetto della famiglia Gitti fin dall’inizio è stato duplice: recuperare il Castello di Perno alla sua storia, sia a quella più recente di casa per la cultura sia a quella più antica della coltivazione della vite e della vinificazione delle uve di proprietà, cercando di valorizzare al meglio l’incredibile territorio di Monforte d’Alba.

IL PROGETTO

Image

Dalla cella ai filari

La Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, in sinergia con l’omonima Cooperativa sociale di tipo B, in collaborazione con la Casa di Reclusione di Alba, il Provveditorato del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, l’Ufficio Locale Esecuzione Esterna di Cuneo  e la Cantina Castello di Perno, condividono un protocollo per l’assunzione di due persone detenute e internate, da ottobre 2021 a settembre 2024.
Un protocollo per l’inserimento lavorativo delle due persone che nel corso del 2019-2020 hanno svolto, all’interno della Casa di reclusione di Alba, un corso di formazione realizzato dall’Ente formativo Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri  Onlus,  con il supporto di Syngenta e della Scuola di Alba “Umberto I”  e a cura dell’agronomo Giovanni Bertello, che li ha accompagnati nella conoscenza del processo lavorativo per la produzione del vino (nella casa di reclusione di Alba si trova una vigna di un ettaro). 

Image

Le due persone scelte, che sono ammesse al lavoro all’esterno, si recano quotidianamente presso la Cantina Castello di Perno e collaborano insieme agli esperti che conducono il lavoro dell’azienda vinicola.

IL LAVORO NEI CAMPI
Image

I lavori nei quali sono impegnati sono molteplici: la cantina crede fortemente nei progetti ecosostenibili e ad impatto sociale ed è un’azienda che lavora in biologico. Il prendersi cura delle vigne, del terreno e delle piante saranno mansioni di estrema importanza che serviranno a raggiungere poi l’obiettivo finale più importante: raccogliere un’uva di ottima qualità per la vendemmia 2022.

Image
IL LAVORO IN CANTINA
Image

Le due persone detenute seguono anche i lavori in cantina, dove possono apprendere in modo dettagliato e con molta pratica tutte le fasi di vinificazione del vino, dalla raccolta dell’uva fino alla messa in bottiglia del prodotto.

Questo accordo tra la Casa di reclusione, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e la Cantina Castello di Perno vuole essere un piccolo modello affinché possano svilupparsi nel futuro altre sinergie e relazioni costruttive tra il carcere e le aziende del territorio.

Image
PASSO DOPO PASSO VERSO L'ALTARE

La vigna va curata tutto l’anno! Un lavoro da veri professionisti che richiede impegno, fatica e amore e che alla fine riempie di soddisfazione e orgoglio. “Ventisette” è il vino che nasce per salire sull’altare, un vino buono e speciale, ricco di valori e di umanità. Ogni stagione ha i suoi… lavori!

LAVORI INVERNALI:

  • Potare
  • Stralciare
  • Legare capo a frutto
  • Zappare e concimare le barbatelle
  • Manutenzione generale dei vigneti (pali, fili di ferro, cordini, reti, terrazze, recinzioni)

LAVORI PRIMAVERILI:

  • Rimpiazzo barbatelle
  • Concimazione barbatelle
  • Gestione del sottofila (Tagliare l’erba)
  • Selezione dei germogli
  • Palizzatura
  • Sfemminellatura
  • Cimatura manuale (su alcuni vigneti)

LAVORI ESTIVI/AUTUNNALI:

  • Diradamento
  • Sfogliatura
  • Vendemmia
  • Sistemazione dei vigneti

LAVORI IN CANTINA:

  • Vinificazione
  • Travasi
  • Imbottigliamento
  • Confezionamento
  • Pulizia

L’ETICHETTA

Un’etichetta diversa da tutte le altre  che ospiterà l’opera di un grande artista contemporaneo.

Il frutto ricevuto dalla terra viene trasformato e ridonato come simbolo di gratitudine e di salvezza. L’etichetta diventa così non solo descrittiva dei pregi del vino, ma un’opera-messaggio di umanità e spiritualità com’è nell’anima della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti.
Ecco il testo che si troverà sull’etichetta della bottiglia.

Image

Questo vino “Frutto della vite e del lavoro dell’uomo” si chiama Ventisette perché nasce dalle mani di persone detenute nel carcere di Alba.
Con questo nome si fa riferimento all’articolo 27 della Costituzione che così dice: “La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Questo vino è dunque segno di riscatto e di dignità delle persone detenute, frutto del loro faticoso lavoro.

Ventisette è il Vino per le celebrazioni eucaristiche.

Image
Le fotografie sono di Paolo Brignone
Image
Gregorio Gitti, propietario del Castello di Perno, con sua moglie Francesca Bazoli consegnano al Santo Padre il vino "Ventisette" con l'etichetta disegnata da Mimmo Paladino
Image
PierPaolo Carini e sua moglie Marta Mancini consegnano al Santo Padre il vino "Ventisette"

Ventisette

Dal carcere all'altare attraverso la vigna

Persone detenute della Casa di reclusione di Alba producono il vino per le celebrazioni eucaristiche. Vino,  la cui etichetta si ispira all’articolo 27 della Costituzione e porta, appunto, il nome “VENTISETTE”.
Il vino prodotto viene donato a sacerdoti italiani e stranieri, che operano in contesti di marginalità sociale.

PREMESSA

Il progetto “Ventisette” - dal carcere all’altare attraverso la vigna - si ispira all’articolo 27 della Costituzione, articolo che prevede che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…”.
Il progetto nasce a fianco e in sinergia con il progetto “Il senso del Pane”, nato nella Casa di Reclusione Milano-Opera, dove dal 2015 le persone detenute producono le ostie da donare alle chiese italiane e straniere. Il progetto, benedetto da Papa Francesco, che ha consacrato personalmente le ostie prodotte in carcere, è “gemmato” in Italia e nel mondo dando vita, ad oggi, a 16 laboratori in contesti di estrema fragilità: sono sempre gli “ultimi” a produrre quello che diventerà, per chi crede, il Corpo di Cristo. 

Qui il link che illustra l’iniziativa: https://casaspiritoarti.it/it/progetti/i-laboratori-di-produzione-di-ostie-nel-mondo. Un’iniziativa che vuole essere segno anche per i non credenti, metafora di rinascita e trasformazione dell’essere umano, di recupero della dignità personale attraverso il lavoro e la presa di coscienza del male commesso. Anche in questo caso, centrale è l’attenzione per l’articolo 27 della Costituzione, che nel progetto “VENTISETTE”, che qui presentiamo, diviene il vero e proprio titolo. 

In questo nuovo progetto, le persone detenute della Casa di reclusione di Alba producono il vino (la cui etichetta avrà appunto il nome “VENTISETTE”) per le celebrazioni eucaristiche, vino da donare ai sacerdoti più sensibili italiani e stranieri, sacerdoti che operano in contesti di marginalità sociale, nelle “periferie esistenziali”, per testimoniare quanto sia importante per ogni essere umano, nonostante i suoi errori, la possibilità di rialzarsi e di essere accompagnato in un recupero esistenziale.

Un dono reciproco.

I sacerdoti coinvolti, infatti,  prendendo spunto dal vino che verrà loro donato e da loro consacrato, si impegneranno a parlare di questo progetto ai fedeli. E a testimoniare la reale presenza del Sangue di Cristo nel vino consacrato.

IL CONTESTO

Castelletto, località che dà nome ad un rinomato Cru della DOCG Barolo nel comune di Monforte d’Alba, ha sede dal 2013 la Cantina Castello di Perno, un’azienda dall’impronta classica e insieme dalla visione contemporanea, che trova nell’eleganza l’apice espressivo dei suoi vini.

Image

La vigna luogo di lavoro e dignità

Il Castello di Perno, invece, domina l’omonimo borgo, dal 1932 frazione di Monforte d’Alba e divenne famoso alla fine degli anni settanta del secolo scorso quando fu acquistato dalla casa editrice Giulio Einaudi che ne fece la propria sede secondaria, gemella di quella di Via Biancamano a Torino, e residenza di lavoro per i propri scrittori (tra i quali Primo Levi, cui è stata recentemente dedicata la piazzetta sotto le mura a Perno).
Dal 2012 il Castello è proprietà del Prof. Gregorio Gitti, ordinario di diritto civile dell’Università di Milano e avvocato, sempre nel capoluogo lombardo. Il progetto della famiglia Gitti fin dall’inizio è stato duplice: recuperare il Castello di Perno alla sua storia, sia a quella più recente di casa per la cultura sia a quella più antica della coltivazione della vite e della vinificazione delle uve di proprietà, cercando di valorizzare al meglio l’incredibile territorio di Monforte d’Alba.

IL PROGETTO

Image

Dalla cella ai filari

La Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, in sinergia con l’omonima Cooperativa sociale di tipo B, in collaborazione con la Casa di Reclusione di Alba, il Provveditorato del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, l’Ufficio Locale Esecuzione Esterna di Cuneo  e la Cantina Castello di Perno, condividono un protocollo per l’assunzione di due persone detenute e internate, da ottobre 2021 a settembre 2024.
Un protocollo per l’inserimento lavorativo delle due persone che nel corso del 2019-2020 hanno svolto, all’interno della Casa di reclusione di Alba, un corso di formazione realizzato dall’Ente formativo Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri  Onlus,  con il supporto di Syngenta e della Scuola di Alba “Umberto I”  e a cura dell’agronomo Giovanni Bertello, che li ha accompagnati nella conoscenza del processo lavorativo per la produzione del vino (nella casa di reclusione di Alba si trova una vigna di un ettaro). 

Image

Le due persone scelte, che sono ammesse al lavoro all’esterno, si recano quotidianamente presso la Cantina Castello di Perno e collaborano insieme agli esperti che conducono il lavoro dell’azienda vinicola.

IL LAVORO NEI CAMPI

Image

I lavori nei quali sono impegnati sono molteplici: la cantina crede fortemente nei progetti ecosostenibili e ad impatto sociale ed è un’azienda che lavora in biologico. Il prendersi cura delle vigne, del terreno e delle piante saranno mansioni di estrema importanza che serviranno a raggiungere poi l’obiettivo finale più importante: raccogliere un’uva di ottima qualità per la vendemmia 2022.

Image

IL LAVORO IN CANTINA

Image

Le due persone detenute seguono anche i lavori in cantina, dove possono apprendere in modo dettagliato e con molta pratica tutte le fasi di vinificazione del vino, dalla raccolta dell’uva fino alla messa in bottiglia del prodotto.

Questo accordo tra la Casa di reclusione, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e la Cantina Castello di Perno vuole essere un piccolo modello affinché possano svilupparsi nel futuro altre sinergie e relazioni costruttive tra il carcere e le aziende del territorio.

Image

PASSO DOPO PASSO VERSO L'ALTARE
La vigna va curata tutto l’anno! Un lavoro da veri professionisti che richiede impegno, fatica e amore e che alla fine riempie di soddisfazione e orgoglio. “Ventisette” è il vino che nasce per salire sull’altare, un vino buono e speciale, ricco di valori e di umanità. Ogni stagione ha i suoi… lavori!

LAVORI INVERNALI:

  • Potare
  • Stralciare
  • Legare capo a frutto
  • Zappare e concimare le barbatelle
  • Manutenzione generale dei vigneti (pali, fili di ferro, cordini, reti, terrazze, recinzioni)

LAVORI PRIMAVERILI:

  • Rimpiazzo barbatelle
  • Concimazione barbatelle
  • Gestione del sottofila (Tagliare l’erba)
  • Selezione dei germogli
  • Palizzatura
  • Sfemminellatura
  • Cimatura manuale (su alcuni vigneti)

LAVORI ESTIVI/AUTUNNALI:

  • Diradamento
  • Sfogliatura
  • Vendemmia
  • Sistemazione dei vigneti

LAVORI IN CANTINA:

  • Vinificazione
  • Travasi
  • Imbottigliamento
  • Confezionamento
  • Pulizia

L'ETICHETTA

Un’etichetta diversa da tutte le altre  che ospiterà l’opera di un grande artista contemporaneo.

Il frutto ricevuto dalla terra viene trasformato e ridonato come simbolo di gratitudine e di salvezza. L’etichetta diventa così non solo descrittiva dei pregi del vino, ma un’opera-messaggio di umanità e spiritualità com’è nell’anima della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti.

Ecco il testo che si troverà sull’etichetta della bottiglia.

Image

Questo vino “Frutto della vite e del lavoro dell’uomo” si chiama Ventisette perché nasce dalle mani di persone detenute nel carcere di Alba.
Con questo nome si fa riferimento all’articolo 27 della Costituzione che così dice: “La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Questo vino è dunque segno di riscatto e di dignità delle persone detenute, frutto del loro faticoso lavoro.

Ventisette è il Vino per le celebrazioni eucaristiche.

Image

Le fotografie sono di Paolo Brignone

Image
Gregorio Gitti, propietario del Castello di Perno, con sua moglie Francesca Bazoli consegnano al Santo Padre il vino "Ventisette" con l'etichetta disegnata da Mimmo Paladino
Image
PierPaolo Carini e sua moglie Marta Mancini consegnano al Santo Padre il vino "Ventisette"

Per sostenere il progetto "Ventisette" puoi donare tramite bonifico bancario, utilizzando i seguenti dati:

IBAN
: IT81E0306234210000002137179
Codice SWIFT: MEDBITMM
Banca Mediolanum S.p.A.

Beneficiario: Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, Alzaia Naviglio Grande 44, Milano
Causale: Progetto "Ventisette"

Puoi effettuare una donazione tramite PayPal cliccando sul seguente pulsante

In alternativa, puoi utilizzare altri metodi per sostenere il progetto "Il laboratorio di Liuteria e Falegnameria" cliccando sul pulsante in basso